Conversazione con se stessi. Da “Il Profeta” di Kahlil Gibran, pensieri
Conversazione con se stessi. Da “Il Profeta” di Kahlil Gibran, pensieri
Stamattina, rileggendo un brano tratto da “Il Profeta” di Kahlil Gibran mi scorrevano i pensieri su un argomento, a me molto caro, che spesso mi suscita domande su domande: la conversazione.
Conversazione rivolta agli altri, conversazione – come nel caso dell’estratto che segue – rivolta a me stessa.
“E uno studioso domandò: Che puoi dirci del Conversare?
Ed egli rispose:
Voi parlate quando non siete più in pace con i vostri pensieri;
E quando non potete più abitare nella solitudine del cuore, vivete nelle labbra,
e il suono è distrazione e passatempo.
E in molti vostri discorsi, il pensiero è quasi ucciso.
Perché il pensiero è un uccello dell’aria,
che in una gabbia di parole può spiegare le ali, ma non può certo volare.
In mezzo a voi ci son di quelli che cercano i loquaci per paura di star soli.
Il silenzio della solitudine scopre il vuoto ch’è in loro, che invece vogliono fuggire.
E ce ne sono che parlano, e senza intenzione o sapere rivelano una verità che neppur essi comprendono.
E c’è chi ha in sé la verità, ma non la esprime con parole.
Nel suo petto lo spirito dimora in armonioso silenzio.
Quando incontrate un amico per la strada o nella piazza del mercato,
lasciate che lo spirito ch’è in voi muova le vostre labbra e diriga la lingua, e che la voce nella vostra voce parli all’orecchio del suo orecchio;
Perché l’anima sua conserverà la verità del vostro cuore come un vino di cui si ricorda il sapore,
Anche quando il colore sarà dimenticato e il vaso più non esiste”.
Quante parole vere, quante parole in un certo senso dolorose. Fanno male, sanno far male, nel momento in cui ci accorgiamo che – capita, eh sì, capita – parliamo senza realmente comunicare e ciò non tanto perché non abbiamo nulla da dire, ma perché sarebbe il momento giusto per conversare con noi stessi piuttosto che con gli altri. Sarebbe il momento magico, come suggerisca il poeta Kahlil, per parlare a noi, dentro noi e ascoltarci.
Doloroso dicevo?!…sì, può esserlo. Eppure quello della conversazione interiore è un momento da ricercare, spazio e tempo di cui abbiamo necessità, bisogno. Periodicamente, ogni qualvolta lo sentiamo ed anche – ahinoi – quando non riteniamo sia importante; lo è! E’ un momento di introspezione che è arricchimento e crescita.
Può rivelarsi uno scontro con se stessi, sì perché ci poniamo in comunicazione con la parte più nascosta, intima, “nostra” di noi; siamo chiamati alla sincerità, alla verità e può essere dura da affrontare.
Eppure…
La scoperta di quello che alcuni definiscono “l’altro io” può essere interessante, entusiasmante e divertente: una grande risorsa.
Napoleon Hill affermava che “di solito, il punto di svolta, il successo, si situa nel mezzo di una grande crisi, in cui la persona comprende il suo “altro io”…
Buona conversazione 😉