Cogli l’attimo? Sì, con la consapevolezza delle tue emozioni e motivazioni
Cogli l’attimo? Sì, con la consapevolezza delle tue emozioni e motivazioni
Qualche settimana fa un caro amico psicoterapeuta di Roma il Dott. Roberto Salati scriveva sulla sua pagina Facebook un post dedicato a “L’attimo fuggente” il noto film del 1989 in cui l’attore Robin Williams interpreta un insegnante di letteratura in un collegio maschile, un insegnante che, ispirandosi ai maestri delle lettere e della poesia, esorta – tra l’altro – i suoi studenti a vivere l’attimo.
Molti, moltissimi di noi conoscono questo film e, soprattutto, molti attraggono a sé desiderandolo, cercando di farlo proprio, il concetto espresso del “carpe diem”, del cogliere l’attimo che fugge, come se dovessimo (oh sì… anche io!) sempre averci almeno provato.
Insomma, molto bello tentare di prendere sempre il nostro treno in corsa…ma è davvero così?!
Io un pò per comodità – chi ha la possibilità di chiedere parere direttamente allo psicoterapeuta? – un pò per vera curiosità, vi avevo detto che lo avrei interpellato sull’argomento è l’ho fatto.
La mia non è stata una vera e propria domanda, quanto piuttosto la richiesta di consigli (faccia lui quanti e quali) su come “allenarci al carpe diem”; come fare ad essere sempre sul pezzo?… come fare a raggiungere questi treni in corsa che spesso ci volano via sotto il naso?…è davvero giusto rincorrere i treni?…rifare il biglietto?…oppure è meglio sederci in stazione a sorseggiare un caffè e vedere cosa accade?…
Lui, per vostra fortuna, è più serio di me. Dottor Roberto Salati a lei la parola: ecco la sua risposta.
“Intanto partirei con il ridimensionare l’interpretazione della locuzione carpe diem, nell’accezione che gli attimi sono treni che passano all’improvviso e dobbiamo essere sempre all’erta per approfittarne.
Questo è un particolare modo di intendere lo scorrere dell’esperienza che ci presenta anche il rischio, soprattutto nella società moderna, di alimentare il senso di ansia che deriva dal sentirsi inadeguati per rapide e determinanti decisioni.
Orazio intendeva tutt’altro. Con la locuzione originaria “carpe diem quam minimum credula postero” (cogli il giorno presente confidando il meno possibile nel domani) in molti ritengono che l’autore ci volesse esortare a vivere con maggiore responsabilità il presente, per liberare l’Uomo dalle ansie di un futuro imprevedibile (soprattutto a quei tempi!).
Nella versione che invece vorrebbe carpe diem come invito a tenerci in costante tensione per approfittare dell’unico treno giusto che prima o poi arriverà, l’ansia verrebbe tutt’altro che contenuta, diventerebbe un sottofondo costante nella nostra vita. Il modo più sbagliato per prendere decisioni giuste, per noi, e responsabili.
Il mio consiglio è di esplorare il tempo presente, accogliendo lo spunto di Orazio, e ampliare la conoscenza di noi e delle nostre relazioni.
La consapevolezza delle nostre emozioni, la conoscenza delle motivazioni che ci spingono a prendere strade piuttosto che altre, la capacità di crearci un progetto di realizzazione personale sono le premesse per riconoscere le opportunità che si presenteranno sul nostro cammino.
E se dovessi perdere l’occasione della vita? Non avremo mai la controprova che sarebbe stata quella che stavamo aspettando, proprio perché, non avendola colta, non sappiamo dove ci avrebbe portato. Pensare che per tizio o per caio si sia rivelata decisiva non significa che lo sarebbe stata anche per noi. Non possiamo confondere la nostra soggettività con un mezzo di trasporto!
Per restare nella metafora, intendo dire che, una volta preso il treno, noi ne diventeremo anche i macchinisti. Di nuovo diventa fondamentale sapere a che velocità procedere, a quale stazione scendere, se prendere una coincidenza e altre variabili. E se siamo proprio sicuri che quella era l’occasione di cui avevamo bisogno, consideriamo che forse siamo arrivati a questa sicurezza proprio grazie all’elaborazione dell’esperienza di perdita. Proviamo a capire in quali altre circostanze possiamo raggiungere lo stesso risultato. Anche se ci comporterà un giro più lungo, sarà meglio vivere con la speranza di potercela fare, con un po’ di impegno ulteriore, che con il rimpianto.”
Cosa devo dire?…la sua interpretazione mi è piaciuta moltissimo!…e la trovo anche molto attuale, molto in linea con tutte le nuove filosofie di vita che ci vogliono proiettati non al domani (in corsa) e neppure a ieri (con rammarico), ma al “qui ed ora”, concetto espresso, a ben guardare, costantemente nelle filosofie di derivazione orientale e nelle pratiche dello yoga.
Tenere conto quindi delle proprie inclinazioni, del proprio sentire, dei propri desideri interiori, quelli più profondi, intimi, nostri…e decidere con consapevolezza se quello è un treno da prendere…oppure è il momento di sederci ed assaporare un buon caffè.