Quel bellissimo bacio “all’italiana”
Quel bellissimo bacio “all’italiana”
Al bacio è affidata una promessa di immortalità ed il cinema pare ne abbia compreso il segreto! È per questo motivo che sono innumerevoli i “baci del cinematografo”. Tanti ed incalcolabili quelli che i protagonisti dei film si sono scambiati da quando i fratelli Lumière diedero vita alla loro sensazionale invenzione sino ad arrivare ai giorni nostri.
Più o meno calcolabili o classificabili i baci cinematografici che hanno lasciato un segno più tangibile, un ricordo speciale in chi li ha visti, vuoi perché considerati più lunghi, più belli, più emozionanti, più spettacolari.
Il primo bacio cinematografico risale al 1896: è quello che si scambia una coppia non più giovane in The Rice-Irwin Kiss, film che inaugura la vocazione erotica del primissimo piano.
Il cinema sembra da subito consapevole del potere di fascinazione delle immagini e ne rafforza l’effetto scegliendo rappresentazioni deduttive e sensuali. Inevitabile il legame tra cinema e baci tanto più in un’epoca in cui sono imposti limiti molto rigidi al visibile e affida al solo gesto dell’unione delle labbra il pieno appagamento del desiderio. Inevitabile il moltiplicarsi ed il ricercare nei film quelle scene che possano arricchire la storia o, addirittura, far passare il film alla storia perché caratterizzato da quel “bacio più…”.
Menzionarli tutti sarebbe impresa da guinness, visto che il mondo del cinema ne è costellato. Il bacio più lungo ce lo regala A. Hitchcock in Notorious – L’amante perduta (1946) tra Ingrid Bergman e Cary Grant; abbiamo poi il bacio lungo, struggente e sensualissimo visto in Ossessione (1943) di L. Visconti; baci insaziabili tra Sandra Dee e il fidanzato in Scandalo al Sole (1959) di D. Daves; il bacio improvviso ed inaspettato tra Grace Kelly e Cary Grant in Caccia al ladro (1955) di A. Hitchcock.
È vero poi che tra i tanti baci assolutamente identici la memoria isola quelli forse più estremi o singolari o, molto più banalmente, quelli legati alla nostra storia più che a quella del cinema.
Non ho mai letto menzione speciale del bacio che più di tutti io considero colmo e colmante quanto un bacio, cinematografico e non, deve essere.
Perché un bacio deve trasmettere passione, la giusta tensione erotica, parte della nostra interiorità e della nostra forza, deve sapere trascinare al di là dello schermo, al di là della storia, deve saper colmare delle stesse emozioni che i protagonisti provano in quell’attimo; lo spettatore deve odiare, amare, sperare, sospirare e piangere, vivere empaticamente le emozioni del bacio.
È così, con queste premesse, che nasce quel bacio. È un bacio che viene da lontano, che esprime tutta l’intensità della vita dei protagonisti, di quei vent’anni di vita che li separano dal loro primo incontro, attraversa i loro anni di amore clandestino, non ricambiato, non compreso e poi fortemente sentito, riconosciuto, accettato.
Nei visi non più giovanissimi dei protagonisti – Marcello Mastroianni, Don Domenico Soriano e Sophia Loren, Filumena Marturano – nei loro capelli ingrigiti, nelle lievi rughe dei loro volti si vede tutta la loro vita, nel bacio furente e al tempo arrendevole che si scambiano si vede tutta la forza della loro vita, tutta la forza del loro amore che è scampato a tutto e che finalmente può essere pienamente vissuto.
A quel bacio viene affidata una promessa di immortalità.
Film: Matrimonio all’italiana, 1964, diretto da Vittorio De Sica.
Il soggetto è la commedia teatrale Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.